Lettera al Sindaco

Gentile Sindaco,
chi le scrive è, non dall’ultima ora, ulivista convinto, di sinistra da sempre e, come me tanti altri, questa volta non ho votato pur avendolo fatto, sostenendola, nelle sue precedenti prove elettorali.
Tuttavia mi fa piacere che sia lei al governo della città.
Mi fa piacere per gli altri, per me rimane quasi l’ipotesi di dimettermi da cittadino non essendomi appassionato in quasi nulla e verificando la mia irrilevanza di residente.
Non sono albergatore, nè ristoratore, non posseggo pubs o locali e non sono commerciante, non sono operatore turistico, non affitto camere a studenti poichè non ne posseggo, non sfrutto gli extracomunitari, non appartengo al numero mostruoso di avvocati, non sono responsabile di inquinamento acustico e ambientale, non sono “inciucista”, non sono falso moralista, non sono cattolico, non sono carrierista politico, non sono preside di una scuola, non sono artista di rotonde; sono un semplice abitante residente di Fellinia.
Quindi quasi un nulla.
Perchè e per cosa avrei dovuto votare?
Lei è persona troppo accorta per non riflettere sul quasi un terzo di astensioni, al di là di teorie balneari (qui il mare c’è già!).
Il rischio di Fellinia è quello di diventare una città di non residenti.
Una città effimera.
Forse è la sua vocazione.
(facciamo votare i turisti all’estero)

i miei migliori auguri di buon lavoro
suo
dimissionario

A. M.

Risposta:

Gentile Sig. M.,

la Sua lettera merita attenzione e un’adeguata risposta, anche come espressione di una volontà di dialogo. Esiste già a Rimini uno scambio tra Amministrazione Comunale e cittadinanza: dovrà essere mantenuto, intensificato e migliorato anche in futuro.
Le Sue riflessioni sollecitano considerazioni non ordinarie sull’agire politico. La città (e dunque anche Rimini) è composta di realtà molteplici e differenziate: problemi aperti, nuove e vecchie istanze o emergenze, trasformazioni continue, interessi variegati. Compito dell’Amministrazione Comunale è di ascoltare e analizzare tutte queste realtà, tentando di definire una prospettiva d’azione la più condivisa possibile, per il bene complessivo della collettività.
Già il vecchio Platone, mutando in parte il proprio pensiero, paragonò la politica all’arte della tessitura, alla capacità cioè di intrecciare positivamente più fili. In tale ottica, l’opera della Pubblica Amministrazione non è affatto facile e ha bisogno del contributo dei cittadini, per giungere ad una efficace e positiva sintesi politica.
Il cittadino infatti è figura determinante, soprattutto nella misura in cui è capace di porsi in un’ottica generale, oltre i particolarismi. Il Suo dichiararsi cittadino è pertanto un principio, una condizione apprezzabile e da esaltare. Un valore di fondo che traspare nitidamente dalla Sua lettera.
La maggioranza di centrosinistra che ha vinto le recenti elezioni a Rimini ha nel proprio programma di governo 2006-2011, come uno dei pilastri principali proprio la partecipazione, da attivare e praticare in molteplici e complementari forme: più istituzionali (Quartieri, Forum, Consulte) e più
informali (incontri pubblici a tema, ascolto Associazioni e cittadini, Sportelli Assessorati).
L’auspicio è che all’interno di tali occasioni vi possano essere la Sua presenza e il Suo contributo, valori importanti per la comunità riminese nella sua interezza.
Per parte nostra continueremo comunque ad essere disponibili ad un dialogo anche critico, in uno spirito comunque costruttivo. Per Rimini, non Fellinia né Fellonia.

Alberto Ravaioli

One Response to “Lettera al Sindaco”

  1. virginia ha detto:

    veramente interessante e utile anche la rassegna “Rimini”.
    Perchè non ricordare al nostro provvido sindaco, a proposito della sconclusine di Fellinia, del pastiche nella gestione urbana, della concentrazione non più tollerabile degli stessi esercizi, della concessione di licenze alle medesime categorie commerciali, quello che è stato fatto a Parigi? Perchè non si decide a governare la città, calmierando costi di affitto per locali, riorganizzando la concessione delle licenze. In clima di liberalizzazioni, ove si è stabilita la possibilità di aprire forni, benzinai ed altro, al di fuori delle storiche restrizioni, è mai possibile, par contre, che non vi sia la possibilità di diradare punti vendita di paccottiglia cinese, gioielleria orientale, e pubs di cattivo gusto ? Virginia Cardi

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