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Bretagna.

Domenica mattina a Cambourg, la città di Chateaubriand, il suo castello, piuttosto maltenuto, ancora abitato, in parte, dai suoi discendenti. Costruzione severa ed incombente sul villaggio, la cui vita da questi spalti e finestre viene vista solo dall’alto e con distacco. Il parco, in alcune sue parti, è curato distrattamente dando a tutto l’insieme un aspetto fané e rabberciato. Dentro il castello si respira un’aria cadaverica e insana. Grazie a questo luogo triste ed oppressivo abbiamo di Chateaubriand quello che abbiamo.

Pomeriggio a la plage de l’Ecluse, sotto casa: bambini impegnati al gioco in stile anni Cinquanta. Via via che il mare avanza (maree di 12 metri di altezza) distrugge i castelli e le varie costruzioni di sabbia, lasciando poi al suo ritiro qualche traccia, come di vecchie rovine. Non importa, tra qualche ora i piccoli architetti potranno ricominciare a costruire.
Al mare qui ognuno sta come vuole e come può. Spiaggia elegante e popolare insieme. Piaceva a Matisse e a Picasso. Capanni di stoffa a righe bianche e azzurre e seggiole e teli portati da casa. Si sta in costume o vestiti. Andare in spiaggia non è come da noi. Questo mare e questo clima non lo permettono. Spiaggia elastica: ora stretta e claustrofobica ed un momento dopo sconfinata per grandiose partite a pallone ed estenuanti passeggiate cinematografiche alla Igmar Bergman.

Lunedì, a Dinard, mostra di Jules Verne che soggiornò in queste coste durante le sue vacanze.
Interessantissima mostra, ed i libri, prime edizioni, magnifici. Torno bambino, ma più intelligente di com’ero. Al pomeriggio escursione nella Vallée della Romce. Un cimitero del mare: relitti di imbarcazioni insabbiate e rivestite da alghe e incrostazioni marine. Seduto tra le rovine nautiche ho visto il cormorano in attività di pesca: formidable, incroyable!

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