Come si comincia?

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Un giorno lontano, dalla stanza dell’italianissimo zio, presi un libro, un bel tomo di quelle collane ben rilegate e dai titoli importanti che servivano più che altro a fare arredamento e che lui probabilmente non aveva mai letto.
Li vedevo sempre quei libri quando andavo a prelevare di nascosto qualche 45 giri, ed ora decisi, un pò svogliatamente, di prenderne uno. Mi distesi sul letto della nonna e iniziai questa lettura. Via via che le pagine scorrevano mi accorsi della cosa incredibile che mi era capitata tra le mani.
Dovete sapere che sin da bambino sono stato un fanatico ammiratore di Vincent Van Gogh e rimasi fulminato dalle pagine dell’Enciclopedia dei Ragazzi dedicate all’arte ed in particolare dalle riproduzioni della Vigna rossa, del Campo di grano con corvi e dalla “Stanza”.
Passavo ore a copiare e a tracciare sul foglio quei vertiginosi trattini e le assurde spirali dei cieli stellati fino a farmi cadere gli occhi. Ed ora cosa stavo leggendo? Nientemeno che la vita romanzata del pittore rosso, del fou rouge, dell’eroe del Borinage, del più povero di Montmartre, del malato di Saint-Rémy, del suicidio più grandioso della storia: Brama di vivere di Irving Stone.
Non storcete il naso e non mi toccate per favore Irving Stone, uno specialista di queste storie, o Kirk Douglas che interpretava Vincent nel film di Minnelli.
Nella linea in cui mi trovavo questi idoli non si discutono, farlo oggi sarebbe sin troppo facile e un pò ipocrita e poi non ha molta importanza da dove si comincia a leggere perché poi gli itinerari diventano imprevedibili.
Rimasi folgorato da questa casualità e dal fatto che quel libro era sempre stato là, a portata di mano. Conclusi che c’era il tocco del destino e che il libro mi aveva cercato.
Da lì, visto che Gauguin era ben rappresentato, divorai La luna e sei soldi di Somerset Maugham (più tardi vidi anche il film) poi la storia di quel nano puttaniere raccontata in Moulin Rouge, Toulouse-Lautrec.
Sono ancora in grado di commuovermi quando recentemente ho rivisto l’episodio di Sogni di Kurosawa dedicato a Vincent.
Ma la cosa veramente incredibile di questo episodio, che delimita inevitabilmente il mio trancio di vita, sta nel fatto che io passai dal pomeriggio all’oscurità in uno stato di trance dentro quel libro come se avessi dimenticato il tempo e le poppe di Manola. I nuovi campi, arricchiti dalla pineta nella nuova casa ove eravamo andati ad abitare, continuavano a chiamarmi con gli schiamazzi dei compagni, qualcuno venne a cercarmi suonando al citofono ma feci finta di niente.
Quando accesi la luce a conclusione del lungo tramonto mi accorsi che stavo leggendo quasi al buio ed un’altra atmosfera circondava il libro, quella luce elettrica che cambia il nostro leggere e segna il definitivo abbandono dei campi e dei giochi di strada. La linea d’ombra era varcata.

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