Aspettando la neve.

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Dieci anni fa moriva Alfonso Di Nola, antropologo, autore del famoso La nera signora – Antropologia della morte e del lutto, studioso delle tradizioni popolari, e delle superstizioni, italiane.
Se qualcuno è a conoscenza di qualche iniziativa per il decennale della morte me lo faccia sapere. Per quel poco che so non mi pare ci siano stati ricordi particolari. Studioso “trasversale”, originale, “impegnativo”, per questo dimenticato.
Stessa sorte è toccata a Roland Barthes, morto ventisette anni fa, l’autore più citato e di “moda” anni or sono ed ora completamente rimosso.
Peccato che le nuove generazioni non lo leggano, si perdono molto.
Da quando vanno scomparendo le bibliografie per sostenere esami universitari Roland Barthes è presente qua e là solo in resistenti e rari fortilizi tirati su da inattuali ed eroici docenti. Per Jean Baudrillard (Lo scambio simbolico e la morte) toccherà la stessa sorte. Michel Foucault resiste; in qualche modo Giorgio Agamben ne ha raccolto il testimonio (e Gilles Deleuze? Ernesto De Martino? E chi è Vittorio Bodini?). L’oblio è forse pronto per Carmelo Bene ma faremo di tutto per scongiurarlo. Chi medierà per i giovani? Se per trent’anni si interrompe un flusso chi farà loro conoscere l’esistenza di alcuni nodi cruciali di appena qualche anno fa?
Per molti di noi sarebbe necessario non dare nulla per scontato e ricominciare ogni volta daccapo e “divulgare” (riappropriandoci positivamente di questa parola) i nostri libri alle nuove generazioni prima che sia troppo tardi (e se fosse già troppo tardi?).
Bisogna tuttavia aspettare, sono fiducioso circa il ritorno di certi autori.
Nel frattempo noi rileggiamo i libri che già abbiamo e compriamo di meno (al mese, non più a settimana), visto che c’è poca scelta. Si traduce poco e male e non si ristampano libri che abbiamo perso appena dieci anni fa (per taluni un secolo!).
Leggendo un mese fa la biografia di Leo Castelli scritta da Alan Jones mi sono ritrovato dopo dieci pagine con la matita in mano a sottolineare gli errori; l’unico divertimento alla fine era questo, visto il contenuto assai banale del libro.
L’ultimo libro che abbiamo comprato? È un segreto.
Per concludere è necessario un chiarimento. Il libro non sostituisce la vita e l’esperienza diretta. Il libro è presente prima durante e dopo la vera vita, ci accompagna. Ma se in talune circostanze estreme la vita non è degna di essere vissuta ci sono libri che saranno sempre degni di essere letti. E scritti.

2 Responses to “Aspettando la neve.”

  1. Giorgio ha detto:

    Ciao Variosondamestesso, cercavo un’immagine di una marionetta e finisco su un Blog di certa Charlotte, cerco Pinocchio e finisco sul tuo. “Sono apparso alla Madonna” andrebbe letto in classe (alle elementari, magari anche alla scuola materna), ho appena scovato da un Remainder’s i “Saggi in onore di Alfonso di Nola” della Newton Compton, mi sento meglio. Bé, butta male, credo, ed é voluta, la situazione di degrado…se no non avremmo un B-XVI che vuole mettere un esorcista in ogni diocesi e quant’altro. Vivo prevalentemente in Francia, il Roland non se lo sono dimenticato, ma vedo che il revisionismo si da’ un gran da fare anche lì, dove si sforzano di smantellare pazientemente la struttura della éducation nationale, Sarkozy dice che “la cultura e i valori la trasmettono i preti”. Ma fortunatamente, da quando c’é Carlà, pare che il cervello gli funzioni meglio: effetti di rimbalzo dall’alto al basso? Non so, vedremo. Non c’é più tempo per scrivere, vedersi, incontrarsi, guardarsi senza far alrto che respirare. Non mi lamento, sono drogato, probabilmente, é che compro sempre un sacco di libri: é grave, dottore?
    Un caro saluto…
    GDM

  2. Ireneo Bellotta ha detto:

    caro variosondamestesso, mi chiamo Ireneo Bellotta e per caso sono capitato su questo sito. Sono veramente poche le persone che, nell’Accademia, ricordano, sia in positivo sia in negativo, Alfonso di Nola. Per fortuna che non tutto è accademia e i collaboratori più stretti e moltissimi dei suoi allievi continuano, non a commemorarlo ma, a portare avanti la sua metodologia di ricerca nei campi più svariati: dalla psichiatria alla storia delle religioni, dall’antropologia alle tradizioni popolari, dal cinema al mondo della scuola. Io sono stato per ben 25 anni il suo più stretto collaboratore, vivevo con lui e in qualche modo cerco di portare avanti i suoi insegnamenti. Sono molte le attività culturali che abbiamo messo in opera in questi anni. Sono sorti ben cinque centri studi che portano il suo nome fra cui, ritengo il più importante oltre che ad essere stato il primo, il Centro Studi Tradizioni Popolari “Alfonso di Nola” di Cocullo (AQ); il Museo di Pulcinella ad Acerra e un premio letterario a cura del CICAP pugliese. In occasione del decennale della morte a Firenze abbiamo organizzato, insieme a Wilma Occhipinti, vedova di Mario Gozzini, un incontro con i ragazzi dell’ultimo anno dei licei. Sono intervenuti, oltre a me stesso, il rabbino capo Riccardo Di Segni e l’attore-antropologo Brizio Montinaro. Con scadenza biennale il centro di Cocullo organizza convegni internazionale aventi come tema argomenti legati in qualche modo alla sua ricerca. Stessa cosa viene fatta ogni anno nel suo paese natale, Gragnano. Inoltre la sua biblioteca, da me salvaguardata, continua ad essere a disposizione di studenti e studiosi che ne fanno richiesta. Ultima informazione continuiamo a riproporre suoi scritti rari e qualche inedito ripubblicandoli grazie all’intervento dell’editore Emiliano Giancristofaro che senza nessun scopo di lucro si è messo a disposizione.
    Per ogni altra informazione sono a Sua disposizione
    Ireneo Bellotta

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