Malati alla ribalta

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Aredt Marchetti

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La psicoanalisi e la psichiatria difettano nelle analisi nell’era dell’Imperatore porno-pop. Sulla schizofrenia dei sostenitori del Capo, sulla scissione della personalità di chi mente per obbedienza o per paura della ricattabilità, sulla rimozione persino visiva di ciò che “è” ne leggiamo dal grande giornalismo ma non dalla letteratura medica. Vero è che le riviste sono tramontate e quelle che restano, in tale settore disciplinare, si sono rattrappite in ambiti specialistici e poco diffusi. Qualche decennio fa, grazie alla “politica”, psicoanalisi e psichiatria erano diffuse ed i lettori di tali problematiche non erano necessariamente specialisti ma vivevano la politica nell’esistenza. Appare il deserto rispetto ad un recente passato e ad un presente vuoto. Quotidianamente siamo di fronte a casi clinici eclatanti che la politica italiana offre attraverso la televisione; primi piani indicativi, fratture tra volti e parole, tra le parole e le cose, tra verità e menzogna. Colpisce la ripetizione degli stessi sintomi in soggetti diversi, come se si trattasse di menti prigioniere dello stesso meccanismo. La psicoanalisi e la psichiatria potrebbero aiutarci, al di là delle semplificazioni dei media, ad entrare in profondità e far emergere una verità, quella umana, e a liberarci da ciò che forse tiene prigionieri anche noi che ci consideriamo esenti o non appartenenti al mondo dell’Eliogabalo contemporaneo che domina l’Italia. Le grandi scritture sui meccanismi totalitari, vittimari, le decostruzioni del reale che ci aiutavano a vivere paiono scomparse. Dobbiamo fare tutto da soli e ci distacchiamo giorno dopo giorno dai nostri simili, che cominceremo a non riconoscere più come nostri simili. Sarebbe necessario mettere in piedi una nuova Costituente del senso comportamentale comune che ancora rimane, prima che tutto vada perduto. E stigmatizzare le patologie.

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