Aspettativa di morte

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La biopolitica occulta malamente le sue finalità. Non conta il discorso: prevenzione, educazione alla salute, modelli di vita. Conta la scelta e la decisione biopolitica che contraddice il discorso sulla tutela della vita e che in realtà corteggia la morte. Le simbologie facili dell’eutanasia, del testamento biologico, del suicidio assistito, dell’aborto, vengono sventolate dalla biopolitica per occultare il disprezzo per la vita umana, della persona “vivente”. Così, l'”aspettativa di vita” giustifica una riforma pensionistica, aumentando spaventosamente l’attività lavorativa-contributiva rispetto a quel segmento di vita residua (che sarà sempre più residua) ove non si lavora più, si fa altro. “Aspettativa di vita” è un dato statistico che vale per tutti, indipendentemente dalla propria storia personale di lavoro, di vita attiva, di consumo e sperpero di energie. Le persone, non contano. Purtroppo nel Paese dei Balocchi l’attività lavorativa-contributiva, per moltissimi, è, ed è stata, minima rispetto alla pensione che oggi riscuotono. Nel Paese “sbagliato” questo va tenuto presente.

Così, è una generazione a farsi carico di questo, mentre quella futura dovrà ancora fare i conti e, in alcuni casi, uscire dal sonno. “Aspettativa di vita”, nel momento in cui si raggiunge una soglia anagrafica ove occuparsi di sé, del proprio corpo, e sottoporsi a visite mediche specialistiche di controllo è doveroso. C’è un’ età ove avvertiamo di essere più fragili, esposti ad “acciacchi” sino a ieri sconosciuti, per quanto ancora dotati di energia e volontà. Ci si può ammalare più facilmente, ed ammalarsi oggi  vuol dire pagare una penale, una decurtazione dello stipendio. Si può fare un’analisi del sangue: i markers tumorali ( anche solo uno) e ci si accorge che il ticket è piuttosto alto, e che la prevenzione la paghi tu, se vuoi vivere un pochino di più. Poi dipende in quale regione vivi e come sono distribuite le fasce di reddito, il Paese non è tutto uguale, non è unitario, e non è neppure federalista.

Spingere gli anziani più avanti nel lavoro, con le penalizzazioni, l’impoverimento progressivo del reddito, con l’aumento delle spese sanitarie ha a che fare, piuttosto, con “Aspettativa di morte”.

In questa prigione europea, di pura ragioneria, la vita è un ingombro. Morire prima è un risparmio. Non si ha il coraggio di dirlo ma l’obiettivo è questo.

Mi sentivo molto europeo negli anni Novanta, anche prima, culturalmente. Oggi, nel mercato delle vacche finanziarie, e dell’istigazione al suicidio (reale ed economico), mi sento fuori.

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antinoo@variosondamestesso.com

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