Dall’alba al tramonto, per un artista “minore”

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Le inaugurazioni delle mostre d’arte sono precedute da giornate affannose e fattive. Tutti si danno da fare.

Arrivano le opere, ci si mobilita per l’allestimento; il curatore, gli assistenti, i tecnici operano al meglio. Tutto segue un’unica direzione: quella ove politici, sindaci, assessori entreranno in scena nell’apertura, sostituendosi, spesso, agli artisti. Tutto dev’essere al meglio, e tutti gli artisti sono accolti bene.

Ma poi, nelle latitudini italiane, quando si tratta di smantellare ciò che si è fatto, ciò che si è già “consumato” nelle aspettative politico-istituzionali che ha scoperto l’arte attraverso revanscismo sociale mutuato in “turismo culturale”, le cose vanno diversamente. I signorini o le signorine co co co, co co pro o coccodè, scompaiono. Ad un eccesso di accoglienza, richieste di interviste, prospettive favolistiche future, appare un azzeramento ed un esaurimento dell’onnipotenza iniziale. La fine di una mostra presuppone lo smantellamento attento e scrupoloso delle opere, la custodia, la cura, l’attenzione, tutte cose che dovrebbero contenere la stessa professionalità iniziale. Spesso non è così. Perché? Perché in queste situazioni chi maneggia l’arte non rispetta l’arte ma spesso non ne capisce un cacchio. L’arte serviva ad altri scopi. Quindi una mostra, per l’artista, va valutata dall’inizio alla fine. E la fine svela la validità della mostra stessa. Gli artisti minori soffrono in modo particolare di questo modo irrispettoso dell’attività artistica. Per quanto ignoranti d’arte, questa classe sociale-politica-ammininistrativa ha il fiuto del mercato e distinguono gli artisti importanti dagli altri.

Le mostre ove si è invitati vanno valutate dall’inizio alla fine, e per mia esperienza personale, soprattutto alla fine. Il problema sta nella “durata”. Se si arriva smemorati, cafoni, disorganizzati, cinici, aggressivi, irrispettosi, quando il glamour si è esaurito ed il risultato mediatico si è raggiunto, vuol dire che quella mostra, quell’istituzione, non funziona. Il problema sta nella “tenuta”.

Dicevo degli artisti minori (*). Costoro hanno tutte le carte in regola per la scena internazionale (per quanto oggi si fa confusione tra internazionale e globale). Per una serie di motivi, che sarebbe molto lungo da spiegare, il minore è stato presente con il maggiore ma, poi, nella storia dell’arte contemporanea ridotta al web, scompare. Chi fa, e scrive, oggi la storia? Forse i co co co, co co pro e coccodè dell’arte.

È istruttivo visitare la Biennale di Venezia i primi di novembre, quando il glamour è scemato, e guardo le opere già vecchie di appena quattro mesi e per me nuove.

Per questo stimo i curatori di mostre che amano l’arte, la custodiscono sino alla fine e oltre  anche quando l’artista è in ritardo per il ritiro della propria opera: ci si fida. Essi rispettano gli artisti, indipendentemente dal mercato.

 

(*) Sia ben chiaro, qui per artista “minore” si rimanda al “vecchio” bel saggio di  Deleuze- Guattari: “Per una letteratura minore”.

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antinoo@variosondamestesso.com

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