Io ho ferito il cavaliere.

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Sono stato io a colpirlo in faccia. Non sono cose che si programmano, avverti che sei uscito da te stesso, che hai abbandonato te stesso che consideri spazzatura, puro rifiuto inutile. Ho colpito lui ma in realtà ho colpito mio padre, mio fratello, e anche mia madre, tutte persone che mi hanno ridotto la merda che sono. Di ritorno dall’igiene mentale e dalle solite chiacchiere o di ritorno dal lavoro a settecento euro verso quel tugurio di stanza giù al Naviglio Pavese dopo le ex Cartiere Binda, dove lavorava quel bastardo fascista di mio padre, ho cambiato piano per andare a sentire il cavaliere. Il capo tuonava nella piazza, con il dito sempre puntato (come faceva sempre quella bestia di mio padre) e si è avvicinato muovendo una massa di gente ed energia come Padre Pio e così, tranquillo, gli  ho sbattuto in faccia quella stronzata che mi ritrovano in mano per fargli veramente male. La sua faccia col sangue che ho intravisto quando lui è stato insaccato in macchina era quella che volevo vedesse tutto il mondo. Solo dopo il gesto ho capito che lo sbotto di sangue che gli avevo procurato significava qualcosa di grande, come dicono a Dubai: un gioiello e una icona, due delle tre parole magiche. Ho pensato, mentre mi saltavano addosso, che quell’immagine sarebbe stata uno stimolo ad alcune budella immortali dell’Italia che si piega ad un dito puntato. Quel sangue, il sangue di quell’animale-uomo, finalmente uomo e non più cavaliere, avrebbe acciuffato l’immaginario storico degli italiani. “Immaginario”, la terza parola magica del mondo virtuale di Dubai-Truman Show. Spero mi metteranno in un luogo tranquillo, appena un po’ meglio del tugurio dove vivo.

Al centro dicono che sono intelligente e colto, e che potrei fare tante cose se solo lo volessi.

L’ho fatto.

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