Sandro Bondi. Zero tituli

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antonio marchetti ghigliottina

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Abbiamo un Ministro della Cultura poco colto, di magra intelligenza, tendenzialmente depresso e fragile con impennate aggressive ; forse ciclotimico.

Ha la capacità istintiva di riprodurre mimeticamente il potere in una forma di ecolalìa  meccanica che, dobbiamo riconoscere, oggi riesce meglio alle donne “politiche” che ruotano intorno all’Imperatore Porno-Pop ( il femminile aderisce al potere in forme apparentemente più profonde ma ripete stereotipi millenari, più semplici).

Forse, in questa rivelazione sulla via di Damasco di un piccolo uomo (sulla via del Banale, che qualcuno, privo di mappa satellitare, scambia ancora per il Male), si rimesta una fragilità identitaria offerta ad un modello-capo che gli ha “succhiato” il cervello ( o una cospicua porzione di quello precedente); stiamo parlando di tipologie, non del nostro-vostro Ministro della Cultura (italiana, decisamente europea pare).

Bondi non va a Cannes per rappresentare il cinema italiano non perchè protesta (la sua, se fosse protesta, sarebbe come quella di  un bambino, capriccioso e ignorante) contro i “panni sporchi” (gli unici ancora “tricolori”) esibiti dal “nostro” cinema nel mondo.

Quei panni sporchi (ancora l’andreottismo?), come voi tutti sapete, ha reso il cinema italiano limpido e tragico, melanconico e demenziale, commovente e cinico; un cinema che tutto il mondo (il mondo che ama il cinema) non si è mai permesso di derubricare ( il Ministro ci riesce, cazzarola! Sembra il Ministro di un altro Paese).

Insomma non lo fa per protesta- ubbidienza; questa è solo una maschera, un alibi, una paura.

Bondi non va perchè è un “complessato” (quanti complessati abbiamo visto nel cinema  italiano!).

Ed è un ignorante.

Non sa nulla di cinema ( il cinema non si conosce in un mese e non ci si può affidare ai consulenti, se sei  ignorante ignorante rimani; il cinema non si studia, bisogna averlo visto, ci vuole una vita, o almeno una vita parallela).

Questo pavido (aggressivo e ossessivo in televisione ma già inscritto tra De Amicis e Salgari), questo ometto (in senso letterario, tipo Flaubert e il suo farmacista Homais) fattosi Ministro è anche (solo, principalmente, lateralmente?) Poeta.  (Vate?)

In lui c’è la poesia che ignora il linguaggio. La sua poesia è liceale, pre-mondo, in anni molto difficili per lui e come per tutti, soprattutto sul piano delle identità sessuali. La sua poesia non può essere correlata ad altri periodi storici ove l’adorazione  del Grande Modello c’è stata (Futurismo, dannunzianesimo…).  La sua poesia è poesia di inquietudine sessuale, malamente dirottata in una forma di compensazione idealizzata e fantasmatica particolarmente pericolosa. Poesia infantile, o pre-adolescenziale.

Un poeta minore ma che ha l’arroganza e la sfacciataggine incosciente (infantile) di ESSERCI; lui, anonimo ometto di ieri e Ministro della Cultura oggi.

Cara Jaquelin Risset, come sarebbe andata a finire lo sapevi da anni!

La poesia dell’uomo del nulla copre con una sua carta da parati affreschi che considera “pericolosi”.

Questo Ministro rappresenta bene la contemporanea forza e labilità di una maschera italiana, la più stupida che abbiamo avuto (ma le maschere si aggiornano).

Molti tuttavia mangiano bene in questo nulla inquietante.

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Una poesia di Bondi ove inconsapevolmente si sfiora un haiku (unico alibi della stupidità occidentale):

Ignara bellezza.
Rubata sensualità.
Fiore reclinato.
Peccato d’amore.

La poesia è dedicata all’attuale Ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla.

Non ci sarà storia, lo so, ma i nostri anni sono questi!

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