Dal sacro a Pappagone

.

antonio marchetti maestro orchestra.

Nel Museo dell’Opera del Duomo in Firenze, meno frequentato dalla massa turistica, si trova una Pietà di Michelangelo, conosciuta come Pietà Bandini. Vuoi per la tarda età, vuoi per crisi depressive o per il blocco di marmo impuro, Michelangelo non era molto soddisfatto di quest’opera che lasciò incompiuta.

Mentre guardo con attenzione e svago questa possente scultura un signora al mio fianco osserva anche lei, rapita e, prima di allontanarsi, si segna con la croce.

Già, quasi dimenticavo che si tratta di un’immagine sacra, un oggetto di culto. La mia vicina vede con occhi diversi, “sente” in modo diverso dal mio? Giorni sono, in televisione, di sfuggita, in un talk-show “culturale” un critico d’arte, che mi ricorda sempre il personaggio famoso Pappagone, interpretato dal grande Peppino De Filippo, mette a confronto i colori di quadri famosi con quelli delle magliette delle squadre di calcio. Pappagone può fare con le immagini quello che vuole. Anche le tifoserie possono avvicinarsi all’arte, categoria forse mancante nel globale e sempre più degradato “Museo immaginario”, e sentirsi orgogliose che il bianco e nero della Juve rimanda ad un quadro di Manet. Tra la signora che si fa il segno della croce e il gioco di Pappagone la distanza è abissale, più di quanto avrei potuto immaginare appena qualche anno fa.  Per quanto mi riguarda, ormai, sono tolto di mezzo: troppo antico per seguire Pappagone e troppo affetto dal “contemporaneo” per seguire la signora.

Leave a Reply

You must be logged in to post a comment.