Dentro il “Cuore”

cuore

Il 15 ottobre del 1887, data di apertura delle scuole, l’Italia fu inondata di “Cuori”.
Nel 1923 il libro Cuore di Edmondo De Amicis raggiunse la milionesima copia e 18 traduzioni.
Agli albori degli anni Sessanta era ancora lì, sui nostri banchi, a commuovere sempre meno scolari mentre la consunta bandiera tricolore si tormentava sul tetto della nostra scuola pascoliana.
Bisogna accontentarsi.
Anche noi abbiamo avuto, ma piccolo piccolo, il mito del sangue e del suolo.
Il racconto mensile Sangue romagnolo entrava nell’aula e nella cucina estiva della nonna che mi imponeva gli esercizi di lettura delle vacanze, portandosi dietro le dense nebbie romagnole e le distese buie e piatte della campagna. Il Muratorino era un nome e non un mestiere.
Sul racconto Sangue romagnolo io ho sempre coltivato un dubbio che non ho mai voluto comunicare al maestro Rosa per vergogna e per paura di apparire stupido ed essere deriso dai compagni. Nel racconto deamicisiano la nonna paralitica di Ferruccio, lo scapestrato ragazzo di tredici anni protagonista della storia, è sola in casa. Quest’abitazione “non aveva accanto che una casa disabitata, rovinata due mesi prima da un incendio, sulla quale si vedeva ancora l’insegna d’un’osteria. Dietro la casetta c’era un piccolo orto circondato da una siepe, sul quale dava una porticina rustica; la porta della bottega, che serviva anche da porta di casa, s’apriva sullo stradone. Tutt’intorno si stendeva la campagna solitaria, vasti campi lavorati, piantati di gelsi”. Come avrebbe potuto Ferruccio in mezzo a questa campagna deserta aver fatto a sassate con i compagni – ma dove mai abitavano questi compagni? – per poi tornare a casa sporco e infangato a tarda notte io non l’ho mai capito. Quando si scrive per i ragazzi non li si può prendere in giro così, bisogna essere precisi.
In realtà Ferruccio se ne stava tutto solo, solo come un cane, in quella terra dei morti nella “bassa” semipaludosa tra Ravenna e Forlì e le sassate forse era costretto a darsele da solo, non aveva compagni con cui giocare ed aveva una nonna che non era minimamente confrontabile con la mia.
Cosa mai aveva fatto di tanto male Ferruccio per meritarsi una pugnalata mortale?

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