Lo stile del Prof. Minghetti

«Professor Minghetti c’è posta per lei! C’è una circolare da firmare! La Preside la cerca!» Al mattino c’è la voce squillante di Consuelo, la bidella (collaboratrice scolastica) più gentile e amabile dell’Istituto che lavora nella reception e che appena vede il nostro professore gli lancia le novità quasi cantandole.
Senza Consuelo qui si potrebbe chiudere. A volte Minghetti ironizza con lei e le chiede: «Ma lei dove lavora?» «Alla reception» risponde lei.» «Come si chiama il giorno in cui si ricevono tutti i genitori?» E lei, pronta, «Open day!»
L’ironia ci salva. Non si capisce tanta cultura angloamericana nella scuola italiana se poi un governo va in crisi per un ampliamento di una base USA. Misteri italici.
Ma su questo non oso interrogare Miss Consuelo. La reception è un banchetto con il telefono e l’open day è una situazione dove molte mamme e pochi papà (le cui figlie solo quel giorno chiamano papy) fanno la fila in piedi perchè non vengono allestite sedie. Ciò che conta sono le parole magiche, all’italiana, alla Sordi.
«Consuelo c’è il Ministro?» «Sì – risponde lei con voce di flauto – la Preside è chiusa in presidenza ma non vuole essere disturbata, sta scrivendo alcune circolari.» Duecentosettanta comunicati sino ad oggi, da leggere e firmare, una media di tre al giorno.
Il mondo reale, appena qualche metro oltre la porta dirigenziale, viene plasmato e controllato con distanza panottica attraverso questi bollettini di guerra, raccolti dai sottoposti e distribuiti alla truppa in trincea. Il fuoco amico è inevitabile. Nessuno parla il linguaggio di quelle circolari, Minghetti ormai quasi se ne vergogna, i ragazzi non ci credono e non ci crede, probabilmente, chi lo usa. È una lingua chiusa, autoappagante ed autoreferenziale, non è usata in nessun’altra parte del globo, ma solo a scuola. È una entità parallela, Second Life, una ecumenica simulazione del mondo reale. Quella miniatura di vita che è il quotidiano potrebbe guastare la bellezza astratta di quella neolingua. Ferocemente, e di nascosto, a volte Minghetti corregge qualche virgola, qualche ripetizione (disagio giovanile quattro volte, educare sei, pertanto sette, finalità sei, si auspica tre, obiettivi da raggiungere lo inserisce lui quando non c’è scritto – quando ce vò ce vò). Ma tutti ormai hanno capito che il sabotatore è lui. È nel suo stile.

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