Non stancarsi nell’arte

animali.

L’artista non dovrebbe fare sforzi.La fatica dovrebbe essere allontanata, per quanto possibile.Qui non stiamo parlando del famoso, e vecchio, sforzo della tecnica che deve scomparire per lasciare magicamente la leggerezza del gesto.Si pensa piuttosto alla fatica fisica, materiale, di facchinaggio, di esercizio installativo, di manualità varia, che va dalla carpenteria all’uso dei softwares, dalla gestione della posta elettronica alle interviste.L’artista dovrebbe starsene tranquillamente seduto, in tutto riposo, a sfumacchiare la pipa (come in certi western di John Ford), pensoso ma leggero, come un Marcel Duchamp.Proprio come lui, maledetto lui; al massimo giocare a scacchi, ma con una mossa al giorno, come nella partita con John Cage, e fare di questo un lavoro, un’opera. Oppure, in anni recenti, nel trasporto più leggero e piccolo, inviabile in una piccola busta per posta, in quel Torno subito, da bottegaio più che da artista, esposto in una galleria vuota diversi anni fa a Bologna da Maurizio Cattelan. Mettersi nella tasca della giacca una mostra, rispetto alle scatole duchampiane, dimostra che si sono fatti dei passi avanti, passando naturalmente attraverso le “interminabili” domeniche di Mario Merz. Geniale!In Torno subito mi sono sentito schiaffeggiato nella verità, in un periodo della mia vita molto faticoso, in cui mi ero impantanato nella “fatica” installativa, nell'”ordine gigante” dell’arte dello spazio, ma senza uno spazio, soprattutto di uno spazio espositivo adeguato e di condivisione ma, soprattutto, senza uno specifico sistema, quello della comunità dell’arte, che prima o poi alleggerisce la tua fatica e disegna la tua esistenza.Il gesto di Cattelan mi ricorda quel famoso incontro tra Robert Rauschenberg e Willem de Kooning. Rauschenberg chiese di avere un disegno dell’olandese per farne un’opera di cancellazione: Erased de Kooning Drawing, del 1953.Cattelan invece ha cancellato la fatica dell’artista.Basta con il lavoro.Forse anche de Kooning voleva riposarsi, nonostante la sua demenza senile; gli mettevano i pennelli in mano e addirittura conducevano la sua mano scema, ma piena di dollari, sulla tela.Il rischio, per gli artisti di tutto riposo, e di successo, consiste forse nel fatto che tra mogli anomale, ex mogli, amanti, figli sparsi, in fila tra avvocati e notai, forse non avranno una vecchiaia tranquilla. Possono tuttavia sperare, ne siamo certi, nel riposo eterno.In tal modo potranno smettere finalmente di lavorare per gli altri, sotto ricatto, e ricongiungersi finalmente con un io celeste, e riabbracciare quel grande ozio dell’arte che essi avevano praticato e teorizzato in questa terra.Questo non mi conforta affatto, anche se può apparire credibile, e mi appresto a raggiungere il folto gruppo degli affaticati, con pochi dollari e molta speranza.i 

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