Il pericolo ci raduna?

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antonio marchetti città 01

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Nel giugno del 1935 si tiene a Parigi un Congresso Internazionale degli Scrittori per la Difesa della Cultura.

A presiederlo due grandi André,  Malraux e Gide.

Lo sfondo storico è martellato dall’emergenza. Patto franco sovietico, riarmo della Germania hitleriana, Mussolini in Etiopia.

Così apre il Congresso Gide. “Di fronte al pericolo che tutti avvertiamo, quel pericolo che ci raduna oggi…”. Gli intellettuali meno politicizzati, i distaccati e i più “individualisti” (e “narcisisti”) aderiscono all’appello. È il pericolo che li raduna.

Con i dovuti ricalcoli storici, nella temperie attuale, tutta italiana, cosa accade?

Sul web vedo uno spot, ripetuto con cambio di figura che, per paradosso, o per viltà, utilizza lo stesso linguaggio che oggi mina la nostra libertà: pensare che siamo tutti cretini.

Il messaggio dell’intelletuale-rapper è questo: “Lo sapete che l’approvazione della legge bavaglio sulle intercettazioni vi toglierà il diritto di essere informati? Ora lo sapete”.

Sì, lo sapevamo, non avevamo bisogno di voi, che arrivate anche in ritardo.

Forse pensate ai lettori come ai tempi di Hemingway che divideva gli italiani in una metà che scrive e un’altra metà analfabeta.

Ci aspettiamo da voi qualcosa di meglio di noi stessi, già informati e già mobilitati nel quotidiano.

Noi, lettori, più avanti di voi…

Ci aspettiamo l'”agire”, il senso di responsabilità, il mettersi in gioco invece di un collettivismo ecumenico di basso profilo, in un Jingle da telefonia mobile.

Meglio allora l’ordine sparso, le prese di posizioni individuali.

Meglio “Il pericolo che ci separa”.

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(Doveroso ricordare che nel lontano 1985, cinquantenario di quel Congresso, il Centre Culturel Français di Roma organizzò un convegno curato da Anne-Marie Sazeau Boetti. Gli atti sono da rileggere…)

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