Fellinia 2

Qualche tempo fa Sergio Zavoli, in un dibattito pubblico nella corte degli Agostiniani, si lamentava del fatto che non si capisce mai, quando si arriva a Rimini, da dove si entra, quale sia l’accesso visto che ce ne sono molti. Da dove si entra a Rimini?
L’Arco di Augusto, che de-finisce la via Emilia, ritaglia un lembo di cielo e non può considerarsi un’entrata mentre quella piccola porta di Cinecittà, in Via Garibaldi, è stata messa lì più che altro per occludere ed è opera di qualche disadattato; tutte le segnaletiche sulla Statale indicano molti ingressi per Rimini ma quale sarà per il viaggiatore quello buono? La notazione di Zavoli è estremamente interessante e pone la domanda:
Una città senza ingresso che città è?
Decidendo con Zavoli un qualche accesso automobilistico – noi consigliamo sempre il treno seppur pericoloso a volte – pur di entrare smaniosi a Fellinia, saremo sottoposti ad una ginnastica rotatoria fatta da tante rotonde spesso artisticamente decorate da altri disadattati che esteticamente ce la devono far pagare per problemi tutti loro. L’”estetica” è considerata marginale forma di risarcimento e non progettualità fondante. Sulla psicopatologia delle rotonde è già stato ampiamente scritto su questo quotidiano con notevole competenza. Eppure le rotatorie le ereditiamo dalla migliore cultura nordeuropea. Esse infatti, superando le sequenze temporali dei semafori che producono più incidenti presso popolazioni con caratteristiche genetiche anarcoidi come quelle italiche, responsabilizzano l’automobilista autoregolamentandolo. Insomma stai più attento, le statistiche lo dimostrano. Negli uffici urbanistici c’è stata la rivoluzione, via squadre e righelli, sono arrivate confezioni di compassi e curvilinei e tutti si sono lanciati nelle curve di Bézier. Cartesio è notoriamente morto.
Come mai allora ciò che funziona nelle città nordeuropee non funziona a Fellinia? Forse perché siamo rimasti affascinati dalla forma senza il contenuto.
Estendendo l’enunciato di Zavoli il problema è: una volta entrati in città dove andiamo oltre a girare a vuoto in una Mirabilandia che fa pendant all’Italia in miniatura? Il fatto è che lo stimato Zavoli ha nostalgia di un centro, concetto civico etico ed ideale prima che urbanistico e come tutti noi, in fondo, è ancora poeticamente aggrappato al perduto. L’idea di un cuore della città non ci è più dato. Altri organi vitali vanno capillarmente a distribuirsi nello s/paesaggio e questo cuore storico presto lo vedremo conservato in una bacheca museale come un vecchio reperto anatomico o ridotto ad una scenografia virtuale, sfondo per presepi natalizi nel rucupero patetico dello Strapaese incapaci come siamo di gestire il blob contemporaneo che circonda il nostro spazio vitale.
Eppure dobbiamo dirlo: la visione di Zavoli, come la nostra, è una visione diurna, quasi solare nella semplicità delle proposizioni.
Ma Fellinia apre altre mappe, notturne, che molti riconoscono, vi navigano con scioltezza sapendo dove e come arrivare. C’è sicuramente una Fellinia clandestina e sconosciuta, culturalmente ed esistenzialmente, che vive nelle pieghe che non si vogliono vedere abbagliati dal sole diurno. Naturalmente usiamo la notte in forma metaforica, è la notte che si contrappone al conformismo mentale del giorno, melanconicamente orfano di un’idea di centro che oggi non esiste più.
Il problema della notte, di una città parallela, sia nella sua forma simbolica quale contrapposizione alla “normalità” che si avvita nel conformismo di un mondo che vuole nevroticamente conservare e non rivitalizzare ciò che non è più, sia in quella immanente della nuda vita, è troppo importante per affidarlo ad albergatori, bagnini, gestori di pubs e discoteche. Sbagliano i politici-amministratori ad ascoltare solo loro.
La notte andrebbe ridisegnata. Soprattutto dal punto di vista delle nuove mappe geografiche-antropologiche e dell’acustic-design.
Lo so, nella città ci sono tante persone intelligenti e invisibili, esseri notturni che formano una città parallela inascoltata. E questo per me è ancora rassicurante.

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