Ombre grigie

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Il Maestro se ne sta comodamente seduto in poltrona a gustarsi il suo drink, dopo le fatiche del concerto. Una bella signora, elegante e intraprendente, prova nella conversazione.
«Sapevo che c’era la registrazione del concerto e ho represso la tosse come potevo, sono per giunta raffreddata.»
«Mia cara signora – risponde un cinico gentile – ma qualche colpo di tosse dà autenticità alla presa diretta; qualche rumoretto di legni o scricchiolìo di sedie mi confermano che ascolterò un cd dal vivo. Piuttosto, ci sono colpi di tosse e colpi di tosse, non tutti sono uguali. Il suo, ad esempio, com’è? Vuole essere così gentile da farcelo sentire?»
«Non saprei, sono confusa, ci provo. Va bene così? Ancora?»
«Grazie, credo possa bastare, lei è stata molto gentile. Maestro lei che ne pensa?»
«No, non ci siamo; lei, Signora, non ha una tosse da registrazione, mi spiace, ha fatto molto bene a reprimersi.»

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I futuri leaders del Partito Democratico competono rimbeccandosi con citazioni di films e testi di canzoni. Il bottino oggi è questo. Alle primarie andranno a votare, secondo le previsioni, un milione di persone: registi e registe, cantanti e cantautori, attori e attrici, musicisti, artisti e scenografi, scrittori e giornalisti, poeti e sceneggiatori, vip televisivi e politici. Mancheranno all’appello comuni cittadini non in grado di capire i sottili rimandi musicologici e le schermaglie da cinefili dei contendenti.

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Molti considerano il web un “luogo” non idoneo per fare esercizio d’arte e letteratura, pensiero e vita. È una vecchia storia, cominciata forse con Baudelaire, sulla letteratura e i giornali quotidiani. Dietro questa “sprezzatura” della libertà su internet, mascherata dal giudizio di “dilettantismo” su chi scrive sulla rete, ci sono in realtà interessi economici e paure. Ma anche paradossali e stupidi moralismi: Bill Gates ha imposto a suo figlio di navigare non più di 45 minuti, come se lui gestisse spazzatura adatta agli altri ma non ai suoi incorruttibili figli. Pare che oggi per essere attuali bisogna essere (falsamente) antimoderni. Io preferisco essere moderno anche se inattuale.

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