Pablo

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Pablo è un ragazzo di 13 anni, enorme. In altre epoche avrebbe goduto dell’appellativo di gigante, venerato e temuto.
L’avvicinarsi dell’inizio della scuola lo terrorizza e per pacificarsi mangia ancora di più.
I compagni lo tormentano, lo chiamano Cicciogay, mentre le compagne sono sottilmente più feroci chiamandolo Pisellin.
Fortunatamente nelle scuole non si insegna più nulla ma in compenso si stanno trasformando in cliniche e Pablo ha a disposizione la psicologa, la grafologa, la dietologa, la riflessologa e la sessuologa.
Quando Pablo è in ansia mangia; se potesse mangerebbe anche i compagni.
Ha grandi capacità di calcolo, a volte sembra che dia i numeri ma in realtà è capace in due secondi a fare la somma della targa di un’auto appena intravista; in matematica è troppo veloce e lo prendono in giro perché in classe pensano sia anche demente.
Quando disegna è delicato e sensibile ma non finisce mai il lavoro perché si mangia tutte le matite. Scrive poesie per le sue compagne che regolarmente gli vengono rubate e lette la mattina dopo davanti a tutti, in uno sbellicarsi di risate.
Pablo veste da sportivo americano anni Sessanta, indumenti confezionati dalla madre che, si dice, sia una sciroccata.
La psicologa un giorno gli ha chiesto se per caso si drogasse e Pablo ha scorreggiato per l’ansia provocatagli dalla domanda. La psicologa svenne. La sessuologa invece gli aveva chiesto una volta se si masturbasse e lui le ha timidamente proposto una mangiata di pizza con lui. La sessuologa rispose che la seduta era finita. Quella sera Pablo mangiò sette pizze, ma non si masturbò.
Il futuro di Pablo noi forse non lo conosceremo mai, ma di certo migliorerà quando lascerà la scuola e potrà realizzare il suo sogno di matematico.

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