Breve trattato sui nonni

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La nonna e il nonno, soprattutto se presi separatamente, hanno una relazione affettiva con i piccoli nipoti che si distacca molto dalla loro precedente esperienza di “genitori”.
Si può tranquillamente affermare che i nonni, nella maggior parte dei casi, sono meno manipolatori, meno ansiosi, meno nevrotici e più disponibili dei genitori.
Il loro è un rapporto di “distanza”, è quel tipo di relazione partecipativa di genere “esotico”, nel senso che rispetta e conosce l’altro (il nipote in questo caso) in quanto entità diversa (a parte proiezioni sostitutive e perverse).
Occorre un passaggio generazionale affinché ci si liberi dal meccanismo alimentare, nutrizionale, educativo, preservativo, tutelativo, colpevolizzante, giustificatorio, spossante, frustrante, narcisistico, e tutto il resto che sappiamo, per lasciare infine quello che conta: la relazione.
I nonni, alleggeriti dalle incombenze quotidiane, si muovono (o dovrebbero) in uno spazio leggero, e danno il meglio di sé.
Anche se sono stati pessimi genitori possono diventare splendidi nonni.
Lo sguardo dei nonni è uno sguardo distante.
Ciò che mette in gioco la relazione tra un nonno, o una nonna, con il bambino è il tempo, e la sua “tesaurizzazione”.
Per essere buoni genitori occorre essere nonni.
È pur vero che oggi molti nonni devono accollarsi incombenze “sostitutive” dei genitori, loro figli, ma se lo fanno sbagliano: dovrebbero rifiutarsi.
I nonni che fanno questo continuano ad essere genitori pur essendo nonni e non faranno bene né l’una né l’altra cosa. Così com’è vero che, in linea femminile, il duo mamma-nonna può produrre esiti nefasti in quanto i ruoli non sono ben definiti e spesso contengono conflitti irrisolti. Se poi il figlio-nipote è maschio si vengono ad aggiungere complicazioni varie.
Tale disegno sommario e schematico ha valore relativo in quanto deve tener conto dei caratteri, delle variabili geo-etnico-politiche, delle geometrie più o meno armoniose delle famiglie, e soprattutto delle dinamiche determinate dalle frequenti separazioni e divorzi che rimescolano continuamente le carte.
Ma anche in questo caso, i nonni, possono essere punti di riferimento “stabili” ed “equilibrati”, ammesso che abbiano raggiunto tali gradi in età ormai “molto” adulta. In definitiva in nonni andrebbero elogiati ed esaltati, ed aiutati se, come accade spesso, si ritrovano ad esserlo in condizioni psicologiche di impreparazione.
Spesso, sentirsi nonni, è uno scacco temporale relativo alla propria esistenza. Non è così. In realtà potrebbe essere una dimensione “esotica”, mai vissuta con i propri figli.
I nonni dovrebbero vivere un “doppio” distacco: quello dai propri figli, necessario, e quello dai propri nipoti, naturale.
Ma parole come necessario e naturale si allontanano sempre più dai nostri orizzonti.
Bisogna tener conto del fatto che così come le madri tendono a mimetizzarsi con le figlie e i figli, proponendosi come amiche o sorelle, anche nel look, anche le nonne e i nonni progressivamente, assaporando l’immortalità offerta dalla tecnica e dalla medicina, tenderanno a liquefarsi interiormente e a proporsi sullo stesso piano orizzontale di figli e nipoti (insomma non mollano).
In questo caso potremmo sperare nei bisnonni, e tentare di applicare questa spericolata e sgangherata teoria-trattato a loro, nel caso volessero accettarla, altrimenti non sapremmo proprio perché l’abbiamo enunciata.

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