Quello sono io

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La possibilità che potessi essere io quell’ammasso informe disteso sulla panchina o davanti al portone o accovacciato come una installazione tardo pop è qualcosa che ho sempre tenuto in conto da quando ho cominciato a pensare e guadagnare un pochino, diciamo intorno ai vent’anni. Sono io quel clochard, il mio destino potrebbe materializzarsi improvvisamente in quel barbone sonnacchioso che si arrotola intorno ai suoi stracci e che mi chiede l’elemosina. Se offro qualcosa non lo faccio tanto per lui ma, forse egoisticamente seguendo un investimento preventivo, per me stesso, per quello che potrei essere da un giorno all’altro, magari in età avanzata, solo, un po’ fuori di testa, un’ischemia e due ictus alle spalle, con addosso un cappotto di quattro taglie più grande (bello, ho un cappotto!) ed uno zainetto sforacchiato con dentro quei tre o quattro libri sbrindellati e salvati all’ultimo momento prima che il capovolgimento si abbattesse su di me.
In alcune perquisizioni quei libri mi hanno salvato, in altre ho preso più botte.
Ho conosciuto barboni sporchi e repellenti ma distinti e signorili parlare in perfetto stil novo, altri raccontarmi in dieci secondi la loro vita da far invidia a qualunque professionista minimalista ed io li scrutavo chiedendomi quale potesse essere la mia tipologia di appartenenza. Insomma per aiutare me stesso do qualcosa. Una volta a Roma un vecchio mi chiese di dargli qualcosina per potersi mangiare delle penne al burro. Qui è la precisione a colpirmi, la concretezza, oltre al fatto di condividere pienamente il suo menù, le penne al burro sono meravigliose. Bisogna sempre aiutare, dare qualcosa per aiutare se stessi in un giorno futuro, vedi mai la sorte, in cui saremo noi a chiedere. Se gli mettono fuoco sarò io a bruciare, se gli sputano sputeranno me e mi prenderò intera tutta la vergogna e la mortificazione e seguirò lui in tutte le zone basse e fognarie della società. Sarà dura, dovrò stare lontano dalle chiese, dai luoghi sacri e dai monumenti, mi si proibirà di chiedere elemosina, non potrò dormire nelle panchine perché hanno progettato panchine anti-barbone (pessimo design), sarò guardato con sospetto anche se in tutta la mia vita il peggio che si potrà dire è: in fondo in fondo è stato brav’uomo. Vagherò per le città come un fantasma pur essendo in grado di fare sottili analisi urbanistiche, sarò allontanato dalle chiese pur conoscendole sin nelle più nascoste e piccole pitture o decorazione o sculturetta o angioletto ma non servirà a niente perché il mio sarà un linguaggio muto e strascicato senza denti ormai e con il morso allo stomaco della fame. Gli uomini li vedo dal basso, sto sdraiato giorni interi a farmi viaggi che dimentico presto, sono confuso, poi vengo segnalato, mi portano via e non sanno che farsene di me. Una volta chiesi ad un vigile con la pistola sul fianco: ti prego, sparami.
Ma un interdetto etico preserva la vita, dall’embrione al rincoglionimento. La vita activa no. Ma, dico io, la mia vita è qui, o là, in città, sono un non residente va bene ma ho una storia non vi interessa conoscerla? no, ma se rispettate la vita io la vivo così, non mi è rimasta che questa, se sono zingaro? sì, sono anche questo, viviamo in comunità, ci piace così, ladri e stupratori? certamente ce ne sono tra noi ma io non sono così, mi chiamano buonuomo, qualcuno Professore perché ho letto la metamorfosi di Kafka in lingua ceca, se sono clandestino? ma sono anni che sono clandestino alla vita, al mondo, al consorzio umano, lo sono da quando avevo una partita iva una casa con giardinetto e la domenica gare di golf, lo ero già, ero clandestino, dovevate incriminarmi allora, ero già pericoloso a quei tempi, già covava qualcosa, ma non andate al cinema? la pre-crimine non vi dice niente? Minority Report, Spielberg… Philip Dick? già non si capisce niente quando vi parlo perché sono ubriaco e sdentato, ho venduto la dentiera.
Mi trattate come spazzatura ma non avete il coraggio di farmi fuori. I campi, già i campi, ottima idea, metteteci in qualche campo, come? chi li progetta? ci sono tante firme famose di architetti che ci si butterebbero a capofitto, qualche nome? Albert Speer? no i nomi non li faccio ho già abbastanza guai con voi, volete dei santini? ne ho centinaia, no? sono belli i santini, non ci credete più? li ho anche di Padre Pio, strumentalizzo la religione? ma è solo per mangiare diobono, per mangiare credo anche alle stimmate.

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