Dopoguerra

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Le guerre possono essere brevi, i dopoguerra lunghissimi.
Quando finisce un dopoguerra?
Il Muro venne eretto nel 1961, 16 anni dopo la fine della seconda guerra.
Viene demolito 28 anni dopo, dieci anni fa.
Il dopoguerra, nella sua insolubilità, agisce ancora nei miti contemporanei italiani, nelle forme tecnologiche e mediatiche (era il fascismo a far vibrare gli animi dei giovani con canzoni e seduzione mediatica).
Il dopoguerra non finisce mai e “dopo” assume un significato fittizio e atemporale.
Forse, per noi, quella guerra, ha solo “sospeso” caratteri e peculiarità che il “dopo” ha rimanifestato in forme più organizzate e decise, senza più alibi etici, ormai crollati definitivamente, siano essi laici che cristiani.
Il dopoguerra, per molti italiani, è un po’ come gli esami eduardiani che non finiscono mai o, per fedeltà all’autore, una nottata infinita.
Eppure, tra stragi attentati guerra mafiosa depistaggi corruzione sembrava apparire nei primi anni Novanta una certa aria nuova. Ma ci eravamo dimenticati del vintage neo fascista e del marketing, eravamo distratti, qualcuno guardava solo i tribunali.
La figa ci piaceva ma l’uso mediatico del consenso politico attraverso la figa dev’essere sfuggito (dopo quasi vent’anni sfugge ancora ad alcune vecchie trombone della sinistra).
Eliogabalo in ascesa ha ampliato la figa televisiva nella vita reale.
Vince, con la figa si vince.
I moralisti attuali che condannano la presenza parlamentare di donne, o di ministri al governo, che provengono dal mondo di Eliogabalo dimenticano la famosa battuta di una onorevole pornostar: quando entro nel parlamento tutti i membri si “alzano”.
Wladimir Luxuria non aveva certo esperienze “politiche”…
Chi ha iniziato a immaginare il Parlamento come una estensione della “Dolce vita”?
Non importa più. Questo è il dopoguerra infinito italiano.

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