Il nostro agire

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Un certo silenzio, una rarefazione di interventi su questo Journal sono dovuti a problemi di stomaco più che di testa o di pigrizia intellettuale.  Gli eventi italiani seguono una accellerazione verso la rovina e l’autodistruzione; bisogna lasciar sedimentare il lavoro delle viscere affinchè sorga un qualche pensiero lucido e distaccato. Quanti siamo ad andare di corpo in modo inconsueto o ad essere afferrati da conati di vomito? Molti, una grossa minoranza. Ma ormai l’indignazione è la forma aggiornata della rassegnazione.

Ciascuno può fare molto nel piccolo mondo in cui vive e lavora, nel quotidiano (il “territorio” è il quotidiano spaziale ed esistenziale). La Costituzione sancisce, ancora, la nostra libertà, cominciamo ad applicarla giornalmente, di primo mattino. Ogni autocensura, ogni timidezza, qualsiasi pavidità relativa al nostro agire rappresenta un calpestare i diritti che costituzionalmente ci sono riconosciuti. Così facendo calpestiamo anche quelli degli altri, di quelli che coraggiosamente resistono e tutto alla fine ricadrà su tutti.  La  perdita dei diritti ce la vogliamo anche noi, nei nostri comportamenti spesso ipocriti.

Tra breve potrebbe essere troppo tardi.

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