L’omino tenero e untuoso

marchetti pinocchio

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Finalmente il carro arrivò: e arrivò senza fare il più piccolo rumore, perchè le sue ruote erano fasciate di stoppa e di cenci.

Lo tiravano dodici pariglie di ciuchini, tutti della medesima grandezza, ma di diverso pelame.

Alcuni erano bigi, altri bianchi, altri brizzolati a uso pepe e sale, e altri rigati da grandi strisce gialle e turchine.

Ma la cosa più singolare era questa: che quelle dodici pariglie, ossia quei ventiquattro ciuchini, invece di essere ferrati come tutte le altre bestie da tiro o da soma, avevano in piedi degli stivaletti da uomo fatti di pelle bianca.

E il conduttore del carro?…

Figuratevi un omino più largo che lungo, tenero e untuoso come una palla di burro, con un visino di melarosa, una bocchina che rideva sempre e una voce sottile e carezzevole, come quella d’un gatto, che si raccomanda al buon cuore della padrona di casa.

Tutti i ragazzi, appena lo vedevano, ne restavano innamorati e facevano a gara nel montare sul suo carro, per essere condotti da lui in quella vera cuccagna, conosciuta nella carta geografica col seducente nome di «Paese de’ balocchi».

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Così milioni di italiani divennero asini.

Quando ancora erano uomini salirono entusiasti sul carro, non potendo resistere alla voce suadente dell’omino di burro: – Dimmi, mio bel ragazzo, vuoi venire anche tu, in quel fortunato paese?

Grandi feste, affari sesso e “maffia” in quel bel Paese ove tutto era facile, bastava piegarsi alla vocina. E le bambine, soprattutto, erano il più bel trastullo.

Gli asini ricchi e gli asini imprenditori avevano riso delle barzellette del conduttore; ridevano e ridevano, applaudivano e applaudivano, credendo di trovarsi in “quel fortunato, paese”. Divennero ciuchini anche coloro che si indignavano e si scandalizzavano e salirono su un carro condotto da un omone più lungo che largo, secco come una noce, con una boccona che non rideva mai e una voce dura e seriosa.

Gli indignati facevano a gara nel montare sul suo carro, per essere condotti nel “Paese de’ tarocchi”.

– Voi che non arrivate alla fine del mese, voi che volete un futuro migliore, voi che non credete al “Paese de’ balocchi”, volete venire in quel fortunato paese?

Tra tanti somari non si riusciva più a distinguere i baloccanti dai taroccanti.

Pochi uomini avevano ancora orecchie umane ed erano passati al bosco, metaforicamente. Vivendo alla luce del sole, tra milioni di ciuchini, in una mimetica normalità, questi uomini raccontano ai ragazzi delle storie più belle di quelle raccontate dai conduttori di carri perchè non si parte mai, sembra di star fermi ma ci si muove, di poco, ma ci si muove, un pochino al giorno. In un anno questi ragazzi hanno fatto 360 passettini.

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