Una recensione per il Grandevetro n. 207

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Antonio Marchetti

I pescatori di perle

Sono passati undici anni dalla pubblicazione del libro Barcellona. Sulle tracce perdute di Pepe Carvalho di Alberto Giorgio Cassani, in quella fortunata collana da lui stesso diretta insieme al poeta Marco Vitale, Le città letterarie.

Avete indovinato, lo scrittore con cui Cassani sta al passo è Manuel Vázquez Montalbán, un passo condiviso, il cui ritmo non scandisce le corde della nostalgia ma semmai quelle di una archeologia stratificata, melanconica, per certi versi della compasión, come nelle vite osservate dal detective privato Pepe Carvalho: osservarle per un certo tratto del loro percorso, senza preoccuparsi né dell’inizio né della fine, restituendo loro una qualche memoria. L’autore e il suo doppio sono due “pescatori di perle”, per usare la bella espressione di Hannah Arendt dedicata a Walter Benjamin.

Il Montalbán-Carvalho viene fatto “brillare” da Cassani, come si fa con una bomba, senza arrecare danni alle persone, facendo esplodere gli infiniti sguardi critici sulla città contemporanea dentro la scrittura narrativa.

Di questo libro è stata stampata pochi mesi fa una nuova edizione ampliata con il solo titolo Barcellona e con una nuova copertina, più accattivante e seduttiva e che si lascia alle spalle quel sapore da livre de poche, un po’ vintage, delle passate edizioni in oltre trenta titoli.

È doveroso a questo punto dare qualche notizia sull’autore, anche per comprendere l’ampia attrezzatura di cui dispone sul suo tavolo di lavoro quando intreccia “le Barcellone” (Barcelonas) di Montalbán con le avventure del suo eroe Carvalho, detective dall’occhio distaccato (alato?), ma implacabile. Alberto Giorgio Cassani è architetto e studioso dell’architettura, in modo particolare è uno dei migliori studiosi dell’opera e del pensiero di Leon Battista Alberti; al contempo irrompe spesso nel contemporaneo e nelle problematiche della conservazione architettonica attraverso libri, saggi e articoli su varie riviste, tra le quali Casabella, ove collabora stabilmente. È questa variegata scatola di utensili che gli consente di stare al passo delle Barcelonas perdute di Manuel Vázquez Montalbán-Pepe Carvalho. Per capire l’architettura attraverso l’occhio di Carvalho, Cassani ci invita a leggere ad esempio il racconto L’esibizionista. Montalbán non ama i luoghi turistici ma in questo racconto il suo detective è quasi costretto ad occuparsene. Sono le architetture di Gaudí a fare da sfondo, come nella Pedrera: quei tetti concepiti per tappare le cervella della borghesia più prevedibile. Poi, nel libro, avanza lo sfortunato razionalismo catalano, dubbioso ma interessato circa il padiglione tedesco di Mies van der Rohe, ma la guerra civile ed il franchismo lo seppelliscono… Una vocazione interrotta.

Cassani si è formato con due maestri indiscussi: Manfredo Tafuri e Massimo Cacciari. Tali poli attrattivi, non certo facili, riecheggiano nello stile e nel tono di questo libro che ha una propria e personale originalità. Inoltre, a Venezia, Cassani insegna Elementi di Architettura e Urbanistica e Storia dell’Architettura Contemporanea all’Accademia di Belle Arti. Appartiene a quella generazione che trattiene i due capi di una corda precariamente tesa, ai cui estremi ci sono l’eredità di una ricerca alta e difficile e quella di una trasmissione-traduzione didattica verso tutti quei giovani esordienti che non potranno affacciarsi al nuovo senza una conoscenza dei passaggi storici della critica dell’architettura. Compito non facile. Questo libro mette in tensione la fune con piacevolezza, tra archeologia del sapere e incertezza-disincanto verso il futuro, con un malcelato intento didattico; nel senso più alto del termine.

Alberto Giorgio Cassani, Barcellona, coll. Le città letterarie, Ed. Unicopli, Milano 2011, pp 168, € 12

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