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Gli psicolabili ministri di Eliogabalo-puttaniere (lavoro e pubblica amministrazione) devono ancora smaltire il loro rancore storico e portare a termine il progetto contro l’Italia. Uno di loro ricorda vagamente Joseph Paul Goebbels, per via di menomazioni fisiche che dobbiamo scontare al suo posto, e per la risoluta aggressività verbale. Il lavoro da fare è smantellare la maggiore rappresentanza sindacale (altre si sono già vendute) e la componente sociale dei dipendenti statali (elettoralmente poco significativa per il pornodivo al potere), oltre ad insultare e disprezzare il precariato nel lavoro (quasi 4 milioni di italiani). La sicurezza di questi uomini di Stato, piccoli quanto pericolosi – forse pericolosi proprio in quanto piccoli e banali – è dovuta alla loro fedele appartenenza alla cupola di Eliogabalo-puttaniere che considerava la crisi economica sino all’altro ieri una percezione psicologica, un disturbo ottico. Il prezzo che oggi si chiede di pagare per la credibilità dell’Italia in Europa prevede lo smantellamento di progetti esistenziali di una generazione che ha lavorato per i due terzi della propria vita mentre consegna i giovani ad un futuro oscuro senza prospettive. L’Italia che lavora, che ha lavorato, che vorrebbe lavorare è consegnata nel tritacarne della “credibilità ” accellerata. L’altra Italia, ma che è mescolata ambiguamente a questa, ha partecipato all’illusorio festino ingozzandosi di falsità e pulsioni predatotorie alle spalle degli altri. In generale si rimane chiusi nel recinto blindato della famiglia, che va dai genitori ai nonni, proiettando (ancora!) nei figli progetti al di sopra di ciò di cui oggi avremmo bisogno, prolungandone l’adolescenza sino ai trent’anni. Cosa mai avrebbe detto di così scandaloso la buon’anima di Padoa-Schioppa appena qualche anno fa? Il bertinottismo ieri ed il grillismo oggi, insieme ai “puri” di facebook con doppia vita, aiutano nella demolizione di ciò che eravamo e avremmo potuto essere. Qui ormai si aggredisce la nuda vita, la nostra individualità , spaesata e muta, orfana di riferimenti. Come le tragedie familiari e le morti dei nostri anziani tutto avviene sotto il sole satanico di ferragosto, nell’Italia in ferie (per chi può), in un momento in cui siamo deboli. Quando una risposta ci sarà forse sarà troppo tardi. Il buon Vendola prevede un festival di scioperi, che per un dipendente della scuola significa una perdita giornaliera tra i 70-90 euro; altre forme più incisive e meno penalizzanti il poeta salentino non ne propone. Nel sito della FLC- CGIL questo annuncio: “Aspettando l’autunno, il punto della situazione. Sospeso nella settimana di Ferragosto l’aggiornamento quotidiano del sito. Sempre online la rassegna stampa”.
FLC sta per “federazione lavoratori per la conoscenza”. Mi vergogno ormai di questa denominazione, non tanto per la “conoscenza”, quanto per la “coscienza”, che è sparita. A Roma, gli insegnanti trovatisi indietro nelle graduatorie scavalcati da quelli del sud si sono rivolti al Partito della Lega. Of course…
I primi giorni di scuola saranno uguali: le professoresse entreranno nella hall con i loro trolley pieni di libri di testo (utili a loro e non agli studenti); li hanno già cambiati per l’anno in corso ammazzando le famiglie. Si lanceranno istericamente nei tavoli ove sono poggiati i loro nuovi registri personali. Non faranno mai sciopero, se sono cielline tutto va sempre bene, c’è sempre un “ma” ed un “però”; sono macchine, mai stanche anche se stravolte, devono dimostrare la tenuta; mai una pausa di riflessione, una sosta critica… Accettano tutto, non sanno della sospensione del contratto perchè non conoscono un contratto. Sono anche madri, e gli allievi sono figli virtuali. Il distacco pedagogico manca, sono “coinvolte”. I loro allievi con sospensione di giudizio seguono i corsi estivi da loro gestiti e se a settembre la valutazione è minore di quella di giugno vengono comunque e paradossalmente promossi. Centinaia di migliaia di euro vengono spesi nei licei per questi corsi di recupero inutili. Per l’eccellenza, per gli sfigati bravi, non si investe nulla.
I giovani precari partecipano poco alle scelte didattiche perchè dichiarano che forse l’anno prossimo non ci saranno. Quando il loro contratto viene trasformato a tempo determinato, dopo un anno di “prova”, si sentono tranquilli e a riposo, acquistando subito il trolley per la scuola. I giovani docenti a scuola raramente portano il “nuovo”. Sono plasticamente aderenti alle convenzioni ed ai conformismi, dicono sempre “sì” nel luogo di lavoro ed hanno una sudditanza nei confronti dei dirigenti; nei collegi dei docenti non prendono mai la parola – salvo poi sfogarsi teatralmente e narcisisticamente nelle manifestazioni o sui social network – sembrano più vecchi della generazione che è andata in pensione qualche anno fa. È questo che intendo per doppia vita, o se volete: “sconnessione psichica”.
La catastrofe della formazione è anche questa!
Nel retrobottega del macellaio il finanziamento pubblico alle scuole private e le agevolazioni fiscali alle attività economiche della chiesa cattolica non vengono toccate.